|Recensione|È tempo di “L’americano”

Ciao a tutti! Le mie recensioni continuano e rimango su un autore italiano, Massimiliano Virgilio con “L’americano” (Rizzoli, 2017). Una nuova scoperta e un nuovo bellissimo romanzo che dovreste leggere tutti.

(..) un uomo trascina un corpo vicino alla riva di un fiume. È un prigioniero della camorra, guardiano di un cimitero invisibile in cui seppellisce cadaveri di sconosciuti che hanno pagato con la vita la loro disobbedienza. Fino a quando, un giorno, riconosce gli occhi di un malcapitato, che per la prima volta gli viene portato vivo. Mentre scava in quel deserto per preparargli la fossa, le sue ultime parole –Raccontaglielo, sopravvivi e raccontaglielo– non gli danno tregua e con loro affiorano i ricordi sfocati di un tempo che gli sembra lontanissimo (…)

Ho scelto questa volta di riportarvi parte della quarta di copertina perchè emblematica dell’intero libro ed è alla fine, quello che mi ha convinto a leggerlo. Ci ho messo 10 minuti ad appassionarmi alla storia e 6 ore per leggerla tutta.
Il protagonista del libro è Leo, l’americano appunto (in fondo se non hai un soprannome nel quartiere, non sei nessuno). Leo è il figlio di un camorrista che diventa amico di Marcello, figlio di un impiegato del Banco di Napoli. La loro è una strana e forte amicizia ostacolata dal padre di Marcello che alla fine riesce ad allontanarli. Il loro legame così come la storia, tra prese e lasciate dura un trentennio (1984-2014) e si dipana tra la politica e l’economia dell’Italia. I grandi avvenimenti, da Aldo Moro alla Tangentopoli, all’attentato alle Torri Gemelle, vengono sminuiti della loro tragica grandezza e ridotti a eventi che hanno condizionato le scelte ad esempio di Eduardo, padre di Marcello. Tutto questo, così come la camorra, fanno solo da cornice a una storia di crescita, d’amore, d’amicizia e di vendetta. Ma soprattutto è la storia di due sopravvissuti. Di chi ha modellato la propria vita in base a scelte dove cattivo e giusto sono solo parole.

Sentiva di non valere niente, di non potersi aspettare nient’altro che quello, un cerchio  in cui a uno sgarro seguiva un altro sgarro, a una vendetta un’altra vendetta. Il vero carcere stava nella sua mente, che a sua volta era racchiusa in un altro carcere, la sua vita, che a sua volta era rinchiusa in un altro carcere, la città.

La scrittura asciutta, a tratti cruda, dell’autore dona stranamente al libro speranza. È un connubio perfetto tra romanzo di formazione, thriller e romanzo storico…una vera perla dei nostri giorni. Un libro che consiglio altamente a tutti voi. Non ve ne pentirete!

Miss E.

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