Riflessioni musicali

Sono due giorni che nel mio vicinato si continua a sentire in flauto.

Il rumore di un flauto.


Un/a bambino/a che non si è esercitato/a abbastanza durante l’estate o uno/a di prima media che non ha mai preso in mano lo strumento?

In fondo mi dispiace per l’insegnante di Educazione Musicale che lo incontrerà a breve.

MissElena

|Recensione| “Roland Project- Contagio” di M.J.RED

È da tanto che non faccio recensioni, ma avendo già recensito altro della stessa autrice, ho accettato.
In piena pandemia vi ho lasciato la recensione di “Naphil” della scrittrice che si firma con lo pseudonimo M.J. RED. Oggi parliamo di “Roland Project – Contagio

Autrice: M.J.Red

Genere: Urban fantasy con tematiche horror

Pagine: 311

Editore: Self publishing

Data di pubblicazione: 12-12-2022

TRAMA:

Londra, anno 2475.

In un mondo già messo in ginocchio da catastrofi ed epidemie, un terribile morbo ha invaso la città.

Nessuno può entrare, nessuno vuole uscire. 

Le strade sono presidiate come nei peggiori incubi, ma non si tratta di zombie stavolta… ma qualcosa di molto peggio. 

Morgan sa che la responsabilità è tutta di suo fratello e sa anche che sarà difficile rimediare all’errore. Ma non ha altra scelta. Lei e i suoi amici troveranno il coraggio di affrontare una missione suicida, dove verranno messe in gioco tutte le loro convinzioni. Dovranno essere più furbi del nemico per sopravvivere.

Ma se tutto quello fosse più grande di loro?

LA MIA OPINIONE:

Ci aspettavamo il seguito di Naphil, e non possiamo considerarlo del tutto in questo modo.
La continuità però, anche se piccola, è presente ed è piacevole. Molto. I riferimenti ai personaggi originali ci sono e mi è sembrato comunque di leggere la storia di vecchi amici.

Come in Naphil, l’autrice continua ad afferrare l’attenzione del lettore con descrizioni efficaci, un linguaggio semplice e curato e con un paio colpi di scena ben posizionati che colpiscono forte.

Ci troviamo in un mondo apocalittico, che ahimè non vedo molto lontano, e un gruppo di amici con una missione: salvare il mondo.

Riusciranno a portare a termine la loro missione? Non vi resta che leggerlo per scoprirlo e per lasciarvi rapire da tutti loro.

Anche per questa volta non dirò molto altro sulla trama, ormai sapete che odio gli spoiler e me ne tengo alla larga!

Leggetela!

Miss Elena

Insegn(AM)are #6

Ciao!
Nei commenti di questo post, Kikkakonekka ha chiesto dove vanno a finire i colori che vengono assorbiti da un oggetto.
Domanda del tutto lecita, visto che sono due settimane che parlo solo di colori hahahaha

Vediamo di chiarirci un po’ le idee.

Sappiamo che un oggetto bianco non assorbe nulla e riflette tutto,  un oggetto giallo assorbe tutto ma riflette solo la parte gialla dello spettro e così via, fino a un oggetto nero che assorbe tutte le lunghezze d’onda e non riflette nulla (ecco anche perché un oggetto nero si riscalda più facilmente di uno bianco).
Il nostro occhio riesce a percepire i colori che ci ritornano dall’oggetto, quindi i raggi che vengono riflessi.

In pratica i nostri occhi vedono per complementarietà, non ciò che viene assorbito dall’oggetto ma ciò che viene riflesso.

L’oggetto è quindi in grado di trattenere determinate lunghezze d’onda, ovvero colori ad esse associate.

Per capire meglio dobbiamo entrare un po’ più dentro, cosa succede a livello molecolare?
In maniera molto semplice, la materia è costituita da atomi, che hanno un nucleo (in cui sono presenti neutroni e protoni) e intorno si muovono gli elettroni su orbitali e gli orbitali più lontani dal nucleo hanno bisogno di più energia per essere raggiunti.
Ricordiamoci che gli elettroni entrano in gioco per permettere i legami tra i vari atomi in modo da formare molecole e quindi composti differenti (ovvero tutti gli oggetti che ci circondano).

Ora la cosa si fa più complicata.

Per permettere i legami, e quindi anche il movimento di elettroni tra gli atomi, abbiamo bisogno di energia.
I legami all’interno delle molecole assorbono gran parte delle radiazioni elettromagnetiche ovvero l’energia di cui necessitano per far passare l’elettrone a un orbitale diverso. Dopo un certo tempo l’elettrone perde spontaneamente energia e torna al suo posto, emettendo all’esterno l’energia acquisita precedentemente.
Una conseguenza di ciò è il conferimento all’oggetto di cui fanno parte di un colore che corrisponde alla parte di luce (energia) che viene emessa (riflessa).

Prof.ssa Elena

Tutte le immagini sono prese da internet

Sempre lieta di rispondere alle vostre domande 🙂

Insegn(AM)are #5

Vi siete mai chiesti il perché dei colori del mare?

Per quelli di voi che sono con la pancia a bagno nel mare, provate a guardare i suoi colori.

A riva l’acqua è “trasparente” e se guardate un po’ più in là vi sembrerà verde e in fondo, all’orizzonte, fin dove l’occhio riesce ad arrivare sarà sicuramente blu!

Ma perché avviene tutto ciò?
Ecco un’altra domanda che i miei studenti mi hanno fatto durante l’ormai finito anno scolastico.

Il cambiamento dei colori è dovuto alla diversa capacità dell’acqua di assorbire la luce.
Come vi ho raccontato qui, la luce è formata da tanti colori: alcuni riescono ad attraversare l’acqua (ad essere assorbiti) e altri invece verranno trasmessi (ovvero riflessi).

A basse profondità tutti i colori vengono riflessi, ecco perché a riva vediamo l’acqua “trasparente”.
Man a mano che la profondità aumenta, alcuni colori vengono assorbiti. I primi a “scomparire”, non riescono a penetrare l’acqua, sono il rosso e l’arancione, e infatti a medie profondità vediamo l’acqua verde. L’ultimo colore a scomparire è il blu-viola, questo perché la lunghezza d’onda associata a questo colore riesce a penetrare l’acqua in profondità.

Oltre, in profondità, rimane solo il buio assoluto perché nessun raggio di luce riesce a penetrare.

Se come i miei studenti avente qualche perché scrivetemi nei commenti e troverò di certo il tempo di lasciare un post che soddisfi le vostre curiosità!

Prof.ssa Elena

Tutte le immagini sono prese da internet.

Insegn(AM)are #4

Vi siete mai chiesti perché le piante sono verdi?

È una domanda che in due anni di insegnamento di Scienze alle scuole medie mi è capitata spesso.

Vediamo di spiegarlo…

Partiamo col dire che la luce visibile non è solo “bianca”, ma può essere divisa in ben 7 colori: viola, indaco, blu, verde, giallo, arancione e rosso.

Ogni colore corrisponde a una precisa lunghezza d’onda che il nostro cervello vi associa, così come tutte le “sfumature” intermedie che risultano dalla sovrapposizione di più colori.
L’occhio umano però riesce a vedere solo le onde elettromagnetiche comprese tra 400 e 700 nm, alcuni animali riescono a vedere “molti più colori”.

Fino a qui è tutto chiaro?
Ok, ma non abbiamo ancora risposto alla nostra domanda…

Il colore che “vediamo” è il colore che non viene assorbito dall’oggetto, nel nostro esempio la pianta, ma viene riflesso all’esterno.
Ma nel caso delle piante perché proprio il verde? E perché in alcuni momenti della vita della pianta vediamo colori differenti?

Nelle foglie, come sapete, è presente un pigmento: la clorofilla, essenziale per la fotosintesi clorofilliana.
Ma forse quello che non sapete è che ne esistono due varianti: variante a e variante b.
La clorofilla a assorbe luce blu-violetta e rossa, mentre la clorofilla b assorbe luce blu e arancione.
Nessuna delle due assorbe il verde, ecco la risposta alla nostra prima domanda. Entrambi i tipi di clorofilla causano la riflessione della luce verde.

Ma ciò non avviene sempre!
In autunno ad esempio, le latifoglie smettono di produrre la clorofilla (meno luce solare meno attività di fotosintesi) e ciò causa la riflessione anche di tutti gli altri pigmenti che in precedenza la clorofilla assorbiva.

In questo modo ci possiamo godere delle chiome dai colori giallo, arancione e rosso.

Prof.ssa Elena

Tutte le immagini sono prese da internet.

Quota l’alunno/a

Durante l’esame orale a.s. 2021/2022

Alunno/a: Il Sole poi, che è un pianeta…

Io: Stella.

Alunno/a: Sì, esatto. Dicevo il Sole trattiene gli altri pianeti fermi così non cadono nello spazio.

Arriccio il naso, benedico le mascherine. Poi

Io: Stai forse cercando di parlarmi della legge di gravitazione universale?

Alunno/a: Eh, sì! Però non me la ricordo bene.

Sospiro e cerco di far arrivare un sorriso di incoraggiamento agli occhi.

Io: Ok, vai avanti.

Speravo solo che lo scempio finisse presto e comunque, cosa sarà mai la gravitazione universale… non era…
l’amor che move il Sole e le altre stelle ?

Prof.ssa E.

Il consiglio della settimana

Il consiglio di questa settimana è
Guardare OLD ENOUGH SU NETFLIX!

Su Netflix potete trovare una piccola perla.
Sto parlando di TV show giapponese molto conosciuto nella patria del Sol Levante e apprezzato da piccoli e grandi: Old enough!(はじめてのおつかい – Hajimete no Otsukai – La mia prima commissione).

È un programma che va in onda dal 1991, e sembra che ogni anno vengano rilascati solo 3 episodi che raccolgono le “prime commissioni” di alcuni bambini dal 2 ai 6 anni.
Su Netflix si può trovare un solo episodio segmentato in episodi da 7 a 15 minuti l’uno che raccontano l’avventura di un/a bambino/a. Spero davvero che si decidano a mettere anche tutti gli altri. È uno di quei programmi che potresti guardare all’infinito senza stancartene.

Ma cosa è Old enough! ?

In questo format, i genitori chiedono ai figli di portare a termine piccole commissioni da soli o in compagni di fratelli/amici come consegnare una camicia in lavanderia, prendere il latte e il pane al supermercato, portare al padre il pranzo che ha dimenticato a casa etc etc. Il tutto da soli!
Ovviamente intorno a loro, ad ogni passo troviamo la troupe del programma pronta a evitare il peggio. Ma la cosa bella è che ai bambini viene lasciata la libertà di trovare le soluzioni migliori ai loro piccoli problemi, viene data sicurezza e rinforzata l’autostima.
La missione segna il primo passaggio ‘all’età adulta’ dei piccoli protagonisti. E nello stesso tempo insegna ai genitori come affrontare il fatto di dover lasciare andare i loro figli da soli.

“Oya 親, in giapponese, è il genitore.
Nel carattere di oya 親, in alto a sinistra, c’è tatsu 立つ che è verbo che significa «stare in piedi, alzarsi», in basso c’è ki 木 l’«albero» e a destra si erge miru 見る ovvero «vedere, guardare».
Svoltolando i vari componenti, ecco che la frase si ricostruisce così: Oya no yakuwari wa, ki no ue ni tatte miru koto da 親の役割は、木の上に立って見ることだ ovvero «Il compito di oya, il genitore, è di salire sull’albero e da lontano stare a guardare».
La spiegazione di cosa sia un genitore è quindi già nella parola: è colui che deve intervenire solo quando davvero necessario. Per non sostituirsi mai al proprio figlio, per non intralciare il corso degli eventi, a oya, il genitore, spetta soprattutto l’osservazione a distanza, la supervisione discreta.”

da “WA, la via giapponese all’armoniaVallardi Editore

Ho riso tanto, i bambini sanno davvero essere geniali, ma sono anche riusciti a commuovermi.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Miss Elena

Non sono scomparsa!

Un caro saluto a tutti e tutte!

Anche questo scorso anno scolastico,  ringraziando qualunque cosa/chiunque voi crediate, HO LAVORATO!  Da supplente certo, ma ho avuto comunque il mio bel da fare e credo di aver ripreso fiato solo in questi ultimi giorni.

Stasera vi lascio con due dichiarazioni,

Prima: cercare di tornare più presente sul blog, perché mi manca, fin da subito (a tal proposito sto cercando di ideare un piano d’azione).

Seconda: rimanere attiva anche durante il prossimo anno scolastico.
Essendo agli inizi è dura trovare il tempo di fare altro oltre alle riunioni, al preparare compiti, correggerli e preparare lezioni che possano rendere i ragazzi e le ragazze partecipativi in classe.

Perciò fate il tifo per me!!!

Miss Elena