|Recensione|È tempo di “Quattro tazze di tempesta”

E come promesso rieccomi con le mie recensioni. E per ricominciare alla grande ho scelto Quattro tazze di tempesta, di Federica Brunini (Feltrinelli, Aprile 2016).

La storia racconta di quattro amiche che si ritrovano nella provincia francese per festeggiare i quarant’anni di una di loro, Viola. Per l’appunto vediamo Viola, la padrona di casa, alle prese con il suo lutto e il suo thè adatto ad ogni occasione. Poi c’è Mavi l’essenza stessa della brava moglie/madre/avvocato che si ritrova a fare i conti con una vita non poi così perfetta. Abbiamo l’eterna ragazzina Chantal, che non vede il motivo di adattarsi ad invecchiare come tutte e combatte per ottenere la sua felicità. E per ultima c’è la da sempre ribelle Alberta che tenta in ogni modo di far pace con la sua anima e il suo vero io. Tra tazze di thè e bicchieri di vino la storia ripercorre il loro passato ma soprattutto apre la strada a un nuovo futuro. Ognuna di loro entrerà, o verrà gettata, nella tempesta, arrivando all’occhio del ciclone. Perchè è solo lì che si può dire di aver superato la tempesta e di essere salvi.

Non avevo mai letto nulla della Brunini , e me ne pento. Sarà che è una giornalista ma il suo modo di scrivere mi ha affascinato e mi ha tenuto legata alla storia fino alla fine. È un libro che parla di quarantenni ma è una storia adatta a qualsiasi età e sesso. Lo consiglio anche agli uomini perché del romanzo rosa (da sempre legato a noi femminucce e che per motivi vari disprezzate) non ha nulla. Qui vediamo quattro donne, quattro amiche e tra ricordi, desideri e segreti mai svelati e molti sensi di colpa, ritroviamo gli amori e i dolori di ognuna di noi. In queste quattro donne ho trovato un filo rosso che si è intrecciato alla mia vita, alle mie esperienze. In pochi giorni sono stata Viola, Mavi, Chantal e Alberta. O quanto meno ho pensato di poterlo essere.
Ho trovato anche molto bello il legame tra le emozioni e le tazze di thè; tante volte io stessa mi sono ritrovata ad affrontare i miei problemi con una tazza di thè in mano. E l’associazione con le tazze stesse è qualcosa di magnifico, non aggiungo altro per non rovinarvi la lettura 🙂

(Viola) lesse: “La tecnica Kintsukuroi si basa sull’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma di maggiore perfezione estetica e interiore” (…)

Alla fine il bilancio è sempre uno: non si smette di crescere, d’imparare e di cercare la felicità fino a quando non ci si arrende.

E io non mi sono ancora arresa. E voi?

Miss E.

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